mercoledì 21 giugno 2017

#CONSVDA - LEGGE ELETTORALE

LA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL CAPOGRUPPO JEAN-PIERRE GUICHARDAZ

Le proposte di legge di cui abbiamo discusso oggi non sono probabilmente i testi che la sensibilità di mote persone che si dicono progressiste vorrebbero votare. Sono infatti il risultato di un dibattito, di una sintesi fra diverse sensibilità, una sorta di mediazione "migliorativa" del precedente testo di legge elettorale. Queste due proposte di legge costituiscono un passo in avanti, anche se non esaustivo, verso un sistema elettorale più equo ed evoluto. 

Le novità introdotte, una soglia del 42% ai fini del premio di maggioranza di 21 Consiglieri (e in caso non si raggiunga questa percentuale il sistema proporzionale puro), il 30% di presenza di genere in lista, l'eliminazione del ballottaggio al secondo turno e lo spoglio centralizzato (ancorché in via sperimentale), dicono comunque di una volontà da parte della Commissione di porre rimedio agli effetti distorsivi e alle problematiche connesse con l'attuale sistema elettorale.

La previsione del premio al 42% incoraggia le coalizioni e i patti elettorali supportati da programmi condivisi e la possibilità di vedersi attribuire dei seggi aggiuntivi dovrebbe garantire una maggiore stabilità di Governo. L'eliminazione del ballottaggio poi è un elemento che non altera il risultato di voto, con richiami alle armi di forze e di elettori che hanno ritenuto di esprimere il proprio voto per i propri candidati e non per altri e che quindi non si vedono costretti a modificare il proprio indirizzo di voto in virtù della logica del "meno peggio".

Il sistema proporzionale introdotto qualora non si raggiunga una soglia di preferenze significativa di fatto obbligherà i partiti e i movimenti a raccordare le proprie esigenze e peculiarità e potrà garantire una adeguata rappresentatività delle minoranze, una sorta di diritto di tribuna, non residuale e non di facciata, che è il sale della democrazia. 

La questione di genere purtroppo non riesce a entrare nel dibattito politico. 
La composizione paritaria delle liste avrebbe di certo rappresentato uno sforzo per i movimenti e i partiti, ma avrebbe significato una svolta verso una politica più partecipata, l'incoraggiamento a creare, a costruire realmente nel tempo una classe dirigente e non solo in prossimità degli appuntamenti elettorali, senza prevalenze ideologiche di un genere rispetto a un altro rispecchiando così la pluralità del pensiero, delle sensibilità.
La seconda preferenza di genere sarebbe stata poi garanzia di vera ed effettiva parità. Spiace che non sia stato accolto il nostro emendamento che avrebbe costituito non una "riserva indiana", ma una forma di tutela nei confronti del genere meno rappresentativo e che avrebbe fatto diventare questa proposta di legge una pietra miliare nel panorama delle leggi elettorali nazionali, una legge pilota in grado di garantire una reale tutela del principio di uguaglianza.
Come Partito Democratico abbiamo sempre rispettato una composizione delle liste attenta al genere prevedendo percentuali molto alte, attorno al 40% anche in mancanza di un esplicito obbligo di legge. 

Non abbiamo inoltre mai nascosto la nostra predisposizione verso la preferenza unica come contrappeso a meccanismi di controllo del voto che, abbinando le tre preferenze allo spoglio nei singoli seggi, permettevano una lettura dell'espressione delle preferenze non sempre trasparente e garantista. 

Questa legge costituisce dunque un passo in avanti importante che va sostenuto con un voto positivo, rinviando alla prossima legislatura il completamento di un processo che a nostro parere è irreversibile.
Speriamo quindi di vedere presto la nascita di una legge elettorale che elimini ogni possibilità di controllo del voto, che garantisca governabilità e che vada nella direzione di una reale parità di genere.

 

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