L'intervento del Capogruppo Jean-Pierre Guichardaz nella seduta del Consiglio regionale del 23 maggio 2017 sul piano piano di ristrutturazione aziendale della Casinò de la Vallée spa.
Ci sarebbe poco da aggiungere alle cose dette dai colleghi. Forse si può ribadire per l'ennesima volta che sul tema Casinò si è fatta una battaglia politica senza esclusione di colpi, usandolo come grimaldello per far saltare la ex maggioranza. Un uso politico del Casinò che però lascia disorientati, perché su questo e non su altro la nuova compagine si è giocata la credibilità, il proprio futuro politico.
Ricordo bene quando il collega Chatrian faceva le sue interminabili filippiche sulla Casa da Gioco, quando ripeteva come un mantra numeri e dati a far vedere che lui conosceva alla perfezione il problema, ma soprattutto aveva le soluzioni.
Ricordo le manfrine sui finanziamenti pubblici, sul fatto che bisognasse privatizzare la Casa da Gioco e ricordo quando lei Assessore si faceva capo popolo davanti ai lavoratori per istigarli ad una reazione contro l'uomo solo al comando e l'alleanza tutta.
Oggi siete qua, dopo averci fatto passare mesi in commissione in approfondimenti del tutto superflui, con gli ex amministratori del Casinò, naturalmente arrabbiati per essere stati negli anni sostituiti con i quali facevate sorrisini di intesa.
Su questo piano avete scommesso la vostra tenuta come maggioranza, su questo piano avete investito la vostra credibilità, costruendolo, confezionandolo, come direbbe l'Assessore Chatrian, in antitesi rispetto a quello, anzi a quelli della precedente maggioranza, almeno così avete raccontato ai valdostani.
Lo avete decantato come un piano di rilancio, di sviluppo, di ristrutturazione, e oggi ci accorgiamo che non è altro che la brutta copia, scialba e costosa dei piani che voi avete criticato tanto, ma che almeno contenevano dati, step, analisi di contesto: qui siamo in presenza di un brogliaccio, scusatemi il termine, scritto a grandi caratteri, che ha la pretesa di inventarsi la soluzione delle soluzioni: ridurre i costi del personale, aumentare l'afflusso di giocatori, rilanciare il gioco on line e addirittura quello "virtuale". Non mi intendo di casinò, ma ve lo avrei scritto io gratis quel Piano, e la collettività avrebbe risparmiato trecentomila euro.
Non vogliamo fare del disfattismo, colleghi della maggioranza, ma la realtà, gli eventi si sono rivelati più realisti della realtà, nel senso che sono andati oltre le previsioni: abbiamo detto in ogni sede che i 20 milioni della Regione, scaglionati in otto più otto più sei milioni in periodi successivi non sarebbero stati sufficienti neppure a pagare le fideiussioni dei lavoratori in "Fornero". E i 15 milioni che dovranno essere reperiti dal sistema bancario non sono a costo zero, ma avranno interessi e soprattutto richiederanno garanzie considerevoli, tali da presupporre a breve che le garanzie dovranno essere concesse dalla Regione se non vorrete inventarvi un modo alternativo.
Oggi presentate un emendamento che va proprio nella direzione di fornire il denaro necessario per le fideiussioni pro Fornero e lei, Assessore, ci racconta che è un emendamento prudenziale, che non è detto che i soldi saranno usati sapendo benissimo che sta ciurlando nel manico, che quei soldi saranno utilizzati sicuramente, anche perché il collegio sindacale ha chiaramente detto che occorrono almeno quattordici o quindici milioni di euro in prima istanza, visto che i primi otto milioni andranno obbligatoriamente nelle fideiussioni e negli arretrati dei lavoratori posti in Fornero.
Collega Chatrian, lei nel suo intervento parla di una lavoro congiunto di un gruppo di esperti, giudicando ciò un merito, un valore aggiunto, ma Le chiedo chi, con questa frammentazione di responsabilità, può essere chiamato a rispondere di un eventuale fallimento dell'operazione, che sappiamo tutti è piuttosto aleatoria.
Per chiudere questa partita, aperta da molto tempo, forse ci vuole una vera condivisione, quella trasparenza che avete sempre invocato. Ci vuole davvero la volontà di salvare l’azienda, la cui chiusura avrebbe un effetto devastante sul territorio. O avete il coraggio di fare un passo indietro dicendo che avete sbagliato tutto o questa azienda va a scatafascio. Chiudere un'azienda così, credetemi, costerà molto di più che tenerla aperta.