mercoledì 25 maggio 2016

MISURE DI INCLUSIONE ATTIVA E SOSTEGNO AL REDDITO

LE RIFLESSIONI DEL CAPOGRUPPO JEAN-PIERRE GUICHARDAZ

Qualche giorno fa la consigliera Morelli, presa da un’enfasi inconsueta, attaccava la legge regionale sulle “misure di inclusione attiva e di sostegno al reddito”, quella stessa legge che fin che eravamo tutti all’opposizione la si era addirittura firmata insieme:

"lo dicevamo noi che i soldi erano pochi…",
"lo dicevamo noi che bisognava fare delle analisi preventive per capire quante persone avrebbero usufruito dei contributi",
"lo dicevamo noi che bisognava prendersi più tempo…",
"lo dicevamo noi che quella legge era una delle condizioni per l’entrata del PD in maggioranza"…e bla bla....

A parte l’ultima considerazione che un po’ corrisponde al vero, nel senso che la legge sull’inclusione era uno dei punti qualificanti del famoso accordo di luglio (insieme al cambio di rotta sul Casinò e all’apertura dell’Area Megalitica, tanto per dirne due…), il resto sembra più il frutto di una serie di difficili digestioni notturne che di un’analisi seria e circostanziata dei fatti.
Voglio bene a Patrizia, ma non capisco perché sparare così a zero su una misura che alla fine aiuterà quasi 500 persone a sbarcare il lunario e magari anche a reinserirsi nel mondo del lavoro (che è l’obiettivo principale della legge).
Certo lei e i suoi soci di Movimento l’avrebbero concepita meglio: oggi probabilmente non avremmo una legge ma saremmo pieni di dati (anzi di simulazioni) utili a capire quanti sarebbero gli aventi diritto, a quanti spetterebbe, quanti italiani quanti comunitari quanti extra comunitari, quanti troverebbero lavoro se la legge partirà o fosse partita o partirebbe, quanti soldi ci sarebbero voluti ma purtroppo sono finiti altrove visto che la legge richiedeva un sacco di dati preventivi…, “quanti ce ne vorranno se mai partirà la legge, casomai riuscissimo a completare le simulazioni…!”.

Purtroppo o per fortuna (come direbbe Gaber) la legge, pur con tutti i suoi punti interrogativi e le sue imperfezioni, è decollata e a brevissimo gli aventi diritto cominceranno a percepirne i benefici e noi legislatori ad avere dati veri (e non simulati) per migliorarla, eventualmente per rivederla nei suoi punti più critici, ma soprattutto per verificarne l’utilità sotto il profilo dell’inclusione sociale e lavorativa.

Francamente mi interessano poco le critiche da mogli o mariti traditi, non mi sento per nulla in colpa quando l’amica Morelli e gli altri “copains” di Movimento ci accusano di esserci “venduti” (uso un termine che riassume tutte le carinerie dette nei nostri confronti in quest’ultimo anno) per fare passare la nostra legge sull’inclusione, anzi mi conforta vedere che le nostre idee non restano lettera morta, ma si tramutano in fatti e azioni concreti.

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