mercoledì 8 giugno 2016

#CONSVDA - RISOLUZIONE SU FEMMINICIDIO

IL DISCORSO DELLA CONSIGLIERA CARMELA FONTANA

Con questa risoluzione vogliamo testimoniare ai Cittadini valdostani e ai colleghi del Consiglio regionale, la nostra profonda preoccupazione per gli ennesimi fatti di cronaca che hanno come  vittime donne innocenti, uccise per mano di uomini senza scrupoli, capaci di manifestare atroci crudeltà contro donne che sono spesso le loro compagne o mogli.

Morire a 22 anni bruciata viva da un ex fidanzato geloso o rischiare la vita per aver ingerito inconsapevolmente dell'acido versato nella propria bevanda da un fidanzato che non vuole accettare l'arrivo di una nuova vita, sono solo la punta di un iceberg, quello della violenza di genere, che è ormai un fenomeno tristemente diffuso nella nostra società.

In questi anni la consapevolezza e la conoscenza del fenomeno è aumentata e qualcosa passo in avanti è stato fatto. Pensiamo ad esempio all'introduzione nel 2009 del reato di stalking o alla legge regionale sulle 'Disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere', ma tantissimo c'è ancora da fare per far sì che le donne possano essere libere di poter vivere la propria vita e di camminare tranquillamente per strada.

I dati sulle violenze di genere dello scorso anno sono ancora allarmanti, ma sono dati che purtroppo vanno rivisti al ribasso perché c’è ancora tanto sommerso.
Sono ancora tante le donne che non hanno la forza ed il coraggio per denunciare situazioni insostenibili, che rimangono nascoste finché non balzano agli onori della cronaca, quando ormai è troppo tardi.

Le donne faticano ancora a denunciare perché purtroppo il nostro paese è ancora lontano dal garantire alle donne sufficiente protezione dai loro compagni e mariti. Non denunciano perché spesso la nostra cultura, ben lontana dal garantire la piena parità di genere, le porta a sentirsi colpevoli delle violenze subite. Non denunciano perché non hanno l’autonomia economica necessaria per lasciare il compagno aguzzino e poter garantire a loro e ai propri figli una vita dignitosa.

Negli ultimi dieci anni le donne vittime di femminicidi sono state 1740. Nel 40% dei casi il movente è di tipo passionale. Solo nei primi cinque mesi del 2016 ci sono stati già 55 femminicidi.

Cosa possono fare le istituzioni, anzi, cosa devono fare le istituzioni per frenare questa barbarie?

Il primo passaggio da fare è aprire realmente le porte della politica alle donne: la sensibilità di cui le donne sono portatrici è profondamente diversa da quella di un uomo, e questo garantirebbe leggi più idonee e rispettose del genere.

In secondo luogo bisogna lavorare sull’educazione, sin dalla tenera età. Qui ci rivolgiamo in primo luogo a tutti i cittadini, perché il rispetto, ancor prima che dalla didattica o dal diritto nasce nelle nostre case, nasce dalla collaborazione reciproca all’interno della famiglia.

Insegniamo ai nostri figli che le donne, così come gli uomini, sono una incredibile risorsa sociale. Ed educhiamoli anche all’altruismo, alla generosità e alla gratuità delle azioni, valori imprescindibili per una società che si definisce civile e democratica, valori che un giorno potrebbero salvare la vita ad una donna che corre per strada chiedendo aiuto ai passanti.

Carissima Sara, sono estremamente addolorata per quello che ti è successo, la tua morte orribile non deve essere dimenticata, ma deve scuotere le nostre coscienze e i nostri animi a lungo affinché gesti del genere non si ripetano mai più. Il mio cordoglio, va anche alla tua famiglia e alle famiglie di tutti i femminicidi: in un paese moderno morire solo perché si è donne non è più ammissibile!

In questo mondo del tutto e subito, in cui il tempo presente non esiste più, in cui il presente è il futuro, il domani, in cui predominano logiche di potere, in cui la tecnologia caratterizza fortemente il nostro modo di pensare, di agire, allineando i nostri desideri alle richieste del mercato, sembra non esserci mai spazio per un NO, per un rifiuto. Io invece alcuni NO li voglio dire e anche a gran voce: NO alla violenza, NO alla violenza sulle donne! Basta!

L’impegno di questa risoluzione è di dare mandato ai nostri due rappresentanti in Parlamento affinché le nostre istanze siano portate all'interno dell'aula parlamentare, chiedendo un maggior inasprimento delle pene per questi reati e un maggior impegno da parte del Parlamento e del Governo a far passare messaggi televisivi e sui social network di rispetto per le donne per innescare finalmente una vera rivoluzione culturale, un radicale cambio di mentalità.

Un ultimo pensiero, e concludo, lo rivolgo alla donna 34enne avvelenata dal compagno, fortunatamente ancora viva, anche se in prognosi riservata. Donna ancora in vita con in grembo il suo bimbo, che fortunatamente non sembra essere stato interessato dalla sostanza tossica ingerita dalla madre offertale dal compagno con l’intento di indurle un aborto: “Carissima futura mamma e carissima donna, ti siamo vicini in questo momento tragico e facciamo il tifo per tutti e due!”

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