Nel corso della seduta del Consiglio regionale del 26 ottobre il capogruppo Jean-Pierre Guichardaz è intervenuto in aula in merito alla petizione per il mantenimento dell'istituto R. M. Adelaide in via Torino.
"Grazie Presidente,
intanto voglio premettere che qualunque iniziativa arrivi dalla società civile è già di per sé un segno di maturità e di impegno civico e per ciò stesso è apprezzabile, al di là dei diversi posizionamenti dei vari gruppi politici. Quindi da parte nostra, da parte del gruppo PD Sinistra VdA, va un plauso per lo sforzo fatto da tutti coloro che si sono spesi per raccogliere le firme a corredo della petizione. Così, come va un nostro convinto ringraziamento alla delegazione dei firmatari della petizione che sono intervenuti più volte in commissione per esporre le motivazioni e le ragioni della raccolta di firme di cui stiamo parlando.
L'ho detto in commissione, e lo ribadisco qui in Aula, che l'approfondimento della tematica è stato reso possibile proprio per merito di questa petizione, che ci ha impegnati in sopralluoghi presso la scuola stessa, in audizioni con gli amministratori interessati e con vari tecnici ed esperti. L'iter della petizione ci ha permesso di delineare un quadro della situazione attuale, partendo da informazioni diciamo "storiche", relative cioè alla storia della struttura, con riferimento soprattutto all'ultimo decennio, periodo che ha visto svariati interventi di riadeguamento strutturale, diversi studi sulle condizioni dell'edificio, diversi pareri. Da questo quadro "storico" si è poi passati alla definizione degli scenari futuri e alla esplicitazione di un percorso che a regime dovrebbe concludersi con il trasferimento definitivo della scuola presso la struttura di località Tzamberlet. Ed è proprio tale scenario che ha sollecitato alcuni genitori e insegnanti e semplici cittadini, insieme ad alcuni operatori commerciali della zona, a presentare la petizione. Cosa dicono sostanzialmente i firmatari della petizione? Che lo spostamento della scuola dall'attuale sede di Via Torino/via Garibaldi alla sede di via Chambery (spostamento temporaneo in attesa della nuova struttura di loc Tzamberlet) presenta una serie di problemi di natura logistica, urbanistica, economica, anche didattica. Nel testo della petizione si legge, per esempio, della preoccupazione che l'allontanamento dai poli culturali avrebbe sull'offerta formativa; sulla petizione si indicano cifre che a detta dei firmatari sarebbero necessarie a ristrutturare l'esistente (indicate in 6 milioni di euro contro gli ipotizzati 25 occorrenti per la costruzione del nuovo polo scolastico di via Tzamberlet), si esprime preoccupazione per lo spopolamento della zona e quindi per le conseguenze sugli esercizi commerciali delle vie attigue alla scuola, insomma si interroga in qualche modo la politica sulla opportunità di tale scelta, invitandola, invitandoci, a una responsabile valutazione di eventuali alternative (appunto la ristrutturazione/riadeguamento della vecchia sede di via Torino/via Garibaldi).
A conclusione di questa breve panoramica, mi corre l'obbligo di precisare che il nostro gruppo, già nella scorsa legislatura e ancora in questa, mentre eravamo all'opposizione, ha sempre manifestato una certa propensione verso la dismissione della struttura di cui stiamo parlando, anche andando contro l'opinione di parte dei nostri colleghi di opposizione che valutavano negativamente la costruzione del nuovo polo. La nostra posizione è sempre stata dettata dall'idea che su temi così strategici e importanti per i nostri ragazzi, per la nostra comunità, si possono, anzi si devono, assumere posizioni non viziate da pregiudizi di schieramento, dalla volontà cioè di opporsi a qualunque iniziativa della maggioranza in quanto, appunto, proposta dalla maggioranza. Noi crediamo che sulle opere strategiche non vi sia un vincolo di maggioranza o di minoranza, ma che debba prevalere una valutazione sul senso stesso delle opere, sulla loro utilità, sulla opportunità che queste vengano intraprese. Sarebbe stato più facile opporsi al progetto seguendo il sentire dell'opinione pubblica quando eravamo all'opposizione, ma non lo abbiamo fatto, abbiamo valutato che quest'opera, così come quella di via Chavanne, fosse utile, intanto per rinnovare il "parco scuole", se così lo possiamo definire, rendendolo più efficiente dal punto di vista funzionale, architettonico, energetico e soprattutto più confacente alle esigenze di una scuola moderna. Lo stesso ragionamento lo facemmo nel 2006/2007 quando assieme ad alcuni colleghi che oggi siedono nei banchi dell'opposizione promuovemmo il referendum sul nuovo ospedale. Le logiche che ispirarono allora la nostra battaglia referendaria non furono, colleghi, tanto diverse da quelle che oggi ci fanno propendere per la dismissione dell'edificio del Maria Adelaide e per la costruzione di un nuovo polo scolastico: le esigenze lavorative e didattiche cambiano, le strutture diventano inadeguate, obsolete, poco flessibili, anzi direi rigide, onerose da un punto di vista dei costi di manutenzione e di funzionamento (i quali ci sono stati ben rappresentati, credo, nel corso delle varie audizioni). Un edificio moderno, costruito con materiali più sicuri da un punto di vista sismico e della stabilità, più efficienti da un punto di vista energetico, più ecosostenibili, secondo il nostro modesto parere, è da preferire a un edificio vecchio, non del tutto sicuro, difettoso da un punto di vista della normativa antincendio e antisismica, estremamente dispersivo, soprattutto sul versante microclimatico, ma anche degli spazi. Non mi intendo tanto di edifici scolastici, ma penso che la politica si debba fare un'idea ascoltando certamente i genitori, i fruitori, chi ci lavora, ma anche i tecnici, i progettisti, gli amministratori, coloro che hanno confidenza con i numeri, con i dati, con le norme, così facendo un amministratore che deve decidere può indirizzare il suo voto in un senso o nell'altro. E nel corso delle varie audizioni e dopo aver effettuato il sopralluogo estivo, ci siamo convinti ancora di più dell'esigenza per la nostra regione (e non parlo volutamente della città in quanto una scuola, soprattutto superiore, è patrimonio di tutta la regione, di tutta la comunità valdostana), di un deciso rinnovamento del patrimonio scolastico. Laddove possibile e decisamente meno dispendioso attraverso il recupero del patrimonio esistente, laddove più difficile, oggettivamente più dispendioso (si deve ragionare anche sul lungo termine, non solo sull'immediato) attraverso la costruzione di edifici moderni ed efficienti. Nel caso del Maria Adelaide le criticità evidenziate sono talmente evidenti da far superare ogni dubbio sull'opportunità di intraprendere un nuovo percorso, anche colleghi se si mettono a raffronto i costi ipotizzati! Evito quasi sempre di fare degli esempi personali o di calarmi nelle situazioni di cui discutiamo in quest'Aula, per non condizionare il mio giudizio, che deve essere super partes, non viziato cioè dalle esigenze e dalle mie "desiderata" personali, ma parlando con alcuni dei firmatari della petizione mi sono permesso di dire che se le mie figlie studiassero in quella scuola oggi non adeguata sismicamente, senza parlare di tutte le problematiche che ci sono state raccontate: crolli di pignatte, laboratori e locali chiusi per inagibilità, inadeguatezza da un punto di vista dell'antincendio, ecc., dicevo se le mie figlie studiassero in quella scuola non avrei dubbi a propendere per il trasferimento in una struttura nuova, efficiente, costruita secondo gli ultimi orientamenti e dettami dell'edilizia scolastica, vicina alle strutture sportive della città, immersa nel verde (come è stato spiegato la struttura non intaccherà in alcun modo i prati di Montfleury, che rimarranno intonsi e godibili, quantomeno dal punto di vista visivo), vicina anche alla città, tutto sommato, dalla biblioteca il tragitto per il nuovo polo di regione Tzamberlet è più breve che per il Maria Adelaide (non parliamo poi della scuola di via Chavanne). Non avrei dubbi neanche considerando i costi ipotizzati per la costruzione della nuova scuola (e ribadisco "nuova") e quelli immaginati per una eventuale ristrutturazione della vecchia (e ribadisco "immaginati", perché quando si intraprende un'operazione di ristrutturazione di un edificio di questo tipo - interamente costruito in cemento armato e con caratteristiche architettoniche e ingegneristiche di un'altra epoca - si sa quando si inizia ma non quando si finisce e soprattutto non è dato sapere quale sarà il conto finale ma soprattutto il risultato! - peraltro, colleghi, sono le stesse motivazioni che adducevamo quando giravamo la Valle per perorare la causa di un nuovo ospedale!). Sul versante della viabilità, delle infrastrutture, beh credo sia un falso problema, in quanto è accessorio alla progettazione della struttura lo studio di un nuovo piano della viabilità, dei trasporti, la previsione di un potenziamento delle altre opere infrastrutturali (come le fognature, gli acquedotti, ecc.). Insomma, da che mondo e mondo quando aumenta il carico di popolazione in una zona si potenziano i servizi e le opere accessorie (infatti tali argomenti sono oggetto di accordo di programma con il comune di Aosta, accordo che dovrà tenere in conto la mutata situazione della zona e della destinazione d'uso della nuova scuola).
Qualche parola la voglio ancora dire sul destino, anzi meglio sulla destinazione, della vecchia struttura di via Torino, visto che è stato argomento di aspre discussioni in commissione ma anche fuori. Credo che sia ancora aperta la valutazione sul possibile riutilizzo della struttura del Maria Adelaide. Il nostro gruppo dall'inizio di questa legislatura (quando eravamo ancora all'opposizione) si è speso per l'approvazione del piano di valorizzazione e alienazione del patrimonio regionale, non ci scandalizzeremmo quindi se a seguito di attente valutazioni, sia di carattere urbanistico, ma anche economiche e politiche, si decidesse di alienare la struttura, magari con dei vincoli, o di inserirla all'interno di formule di partnership pubblico private; non ci scandalizzeremmo, e lo abbiamo in più sedi ribadito, se l'edificio fosse addirittura demolito per recuperare spazio costruttivo (bisogna capire se costa di meno ristrutturare o costruire ex novo: l'edificio, d'altro canto, non ha nessun pregio architettonico e ingegneristico che ne giustifichi l'esistenza). Sono aperte varie opzioni e valutazioni, che verranno fatte a tempo debito così come si è fatto per edifici quali quello del Cral Cogne, il Palazzo Narbonne, l'ex Centrale Laitière, l'ex Maternità... Insomma il problema del riutilizzo della struttura o dell'area non potrà prescindere da valutazioni ampie e il più possibile condivise, possibilmente anche con la popolazione della zona, con gli operatori commerciali, magari attraverso un processo di concertazione con i residenti e con le rappresentanze delle varie categorie professionali e rappresentanze sociali."
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